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Nell'ambito del suo progetto dottorale, Irene Gianeselli porta avanti una ricerca dedicata al Teatro e al Cinema come dispositivi didattici con particolare riferimento al Teatro di Pier Paolo Pasolini. Così nascono le lezioni spettacolo Un pesciolino. La realtà non abbocca e Orgia. Sai cosa vuol dire vivere un sogno? in collaborazione con la Bottega PPP - Progetti Poetici Permanenti - Pier Paolo Pasolini della Compagnia dei Felici Molti.

Un pesciolino. La realtà non abbocca

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Drammaturgia e regia Irene Gianeselli

con Irene Gianeselli

Un pesciolino arriva nella drammaturgia di Pasolini intorno al 1957.
Prima della grande rivoluzione del Teatro del Manifesto (Gianeselli, 2022), Pasolini sperimenta il gioco puro, un tuffo verticale nella passione e nell’ideologia della ribellione tutta da conquistare in corpo di Donna. Tutt’altro che inconcludente, imperfetto o incompleto, questo testo raramente portato in scena è un unicum nella drammaturgia pasoliniana: non somiglia strutturalmente agli altri suoi testi. Questo monologo è scritto in contrappunto, con una forza estrema che emerge da delicatezza, chiarezza strutturale e formale che sostengono un momento di vita oscuro, arrabbiato, che prende coscienza di sé disvelandosi nell’attesa di un fatto cruciale: il pesciolino è una allegoria, ciò che deve abboccare è la realtà in sé. Più che a Brecht, qui ci si potrebbe riferire alla staticità di Ionesco e anche di un certo Cocteau: quella monologante è una persona che cerca di dare un significato all’esistenza in un continuo moto di fuga dalla risoluzione.
In Un pesciolino la Donna è mostrata in tutta la sua fragilità, balbettante, sospesa in se stessa, persa nelle trame della Storia che non ha la forza di rifiutare ma che pure ha compreso avendone provato nella carne le sofferenze, le privazioni e la più feroce delle negazioni: il diritto all’amore.

Irene Gianeselli

Orgia. Sai cosa vuol dire vivere un sogno?

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Drammaturgia Irene Gianeselli

Regia Luigi Mezzanotte

con Irene Gianeselli, Luigi Mezzanotte

"Avevo 25 anni quando Pasolini mi diresse al Teatro Stabile di Torino in Orgia e dopo l’esperienza teatrale con lui ho sempre declinato l’invito a rimetterlo in scena perché sentivo di dovere maturare la lezione. In questo anno, verso il centenario dalla nascita di Pasolini, credo sia arrivato il momento di studiare per rimettere in scena Orgia per diverse ragioni: la prima è che gli attori in scena sono essenzialmente due, chiusi in
una stanza e questa situazione somiglia ai confinamenti che stiamo vivendo. La seconda è che ripensando e leggendo la bieca cronaca nera contemporanea o le cronache di guerra che diventano “racconto” scopro quasi ogni giorno fatti che somigliano alle cose che dicevo in lingua poetica nel 1968, proprio quando interpretavo
quel personaggio condividendo la scena con Laura Betti. Voglio tornare a lavorare sull’ambiguità, sulla complicità tra due esseri complementari, sulla rottura dello schema che li imprigiona. Nel 1968 Orgia era un testo davvero difficile, quasi impossibile: oggi mi pare che sia stato una delle grandi intuizioni di Pasolini e vorrei lavorarci tornando sull’idea di Teatro come rito culturale e sull’idea di dibattito tra pubblico e attori. I numeri che ci concede la pandemia mi sembra permettano questo tipo di incontro sia tra me e gli attori, sia tra noi e il pubblico. Così cominciamo a lavorare sulla Donna con Irene Gianeselli che ha, guarda caso, la stessa età che avevo io quando incontrai Pasolini, la sua idea di Teatro, e questo testo sul palco"

Luigi Mezzanotte

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